Marco Occhipinti ha scritto:
Difatti, il discorso che stiamo affrontando in questo topic riguarda non la presenza o meno della didascalia, ma il riportare in didascalia, nel caso di interi postali, che si tratta di interi postali, appunto.
La differenza, infatti, sta nel fatto che nel caso si tratti di un intero e viene presentato dal lato dell'impronta, è inutile scrivere in didascalia che si tratta di un intero postale; l'eventuale didascalia avrebbe ragion d'essere solo per spiegare il pezzo (esempio dell'intero cinese di poco fa).
Infatti io mi riferivo al problema di ridondanza tra pezzo mostrato e didascalia: se io mostro un intero è ridondante scriverlo, ma allo stesso modo , se mostro una raccomandata, è ridondante scriverlo. Anzi, sono sicuro che tra i lettori/visitatori di una collezione troverai molte più persone che sanno cosa è una raccomandata rispetto a quelli che sanno riconoscere un intero (anche tra i collezionisti che si considerano esperti). Eppure nell'altro caso non ci creiamo problemi di ridondanza di informazioni: l'oggetto deve essere descritto e la descrizione deve cominciare con un soggetto; quindi descrivendo la
raccomandata la didascalia inizia naturalmente con il nome dell'oggetto postale
"Raccomandata ..." (se la dovessi tradurre in un'altra lingua, non esistendo un sostantivo equivalente, sarei però obbligato a scrivere "Registered letter ..." oppure "Lettre recommandée..."); allora descrivendo l'
intero postale (che addirittura nell'esempio in discussione presento con il retro) è giusto chiamarlo con il suo nome:
Intero Postale (e perché, però, non con il sostantivo che lo identifica meglio: Cartolina Postale, Biglietto Postale, Aerogramma, Busta Postale ecc.

E perché solo le iniziali I.P.

).
(domanda provocatoria

)
Perché tutta questa pruderie nei confronti degli interi postali?Forse perché i "grandi" li snobbano e la massa non li conosce? E allora glieli sbattiamo in faccia

fronte e retro

(scusatemi, mi sono fatto trasportare dall'entusiasmo

).
Parlo più seriamente: mi sembra che il problema della didascalia, della ridondanza, dell'uso delle iniziali sia diventato un gioco di tira e molla tra il collezionista ed il giurato, in un campo che per la maggior parte dei filatelisti rappresenta ancora un campo minato o disseminato di sabbie mobili. Quindi, dal lato del collezionista, un problema di ignoranza! Penso che le regole dovrebbero essere le stesse per qualsiasi oggetto postale, facendo sapere al collezionista che, anche se stiamo trattando una tematica, non dobbiamo prescindere dalle conoscenze filateliche ed in qualche caso storico-postali; che ogni cosa va chiamata col suo nome; che ogni aspetto filatelico, postale, storico-postale deve essere conosciuto e questa conoscenza, se importante e determinante, deve essere mostrata e dimostrata; nel caso mostrando anche l'altro lato (in qualche caso, quando si tratta di storia postale anche l'interno). Che sia una lettera, un intero o qualsiasi altro oggetto.
Tornando all'esempio della pagina di Marco, mi sembra giusto che il primo intero non sia descritto in didascalia (lo vedono tutti che si tratta di una cartolina postale), giustamente si mette una didascalia per un aerogramma (insolito per l'Italia) di un piccolo paese poco conosciuto, se ne specifica il valore (potrebebro esserci aerogrammi con la stessa illustrazione ma di facciale diverso e il lettore vorrebbe sapere quale di questi stai mostrando) e si mostra il recto (che è comunque la parte postalmente più importante del pezzo), infine giustamente si mette una didascalia anche per la raccomandata e giustamente ogni oggetto è chiamato con il suo nome (I.P. per l'intero e Raccomandata per la raccomandata - ma questa storia delle iniziali qualcuno me la deve spiegare ...).
Scusate lo sproloquio.
