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 Oggetto del messaggio: Il rebus degli Interi postali
MessaggioInviato: 18/06/2008 16:09 
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Non ho resistito: ho divorato l'articolo di Giancarlo Morolli su NT 164.
Eccellente, da tutti i punti di vista, nulla da dire.

Ho un solo dubbio, che è un mio dubbio personale, non derivante dal fatto che non sia spiegato bene nell'articolo, anzi.
Mi riferisco alla presentazione degli interi quando viene mostrato il lato privo dell'impronta.
Giancarlo dice che, in questo caso, gli interi si possono presentare in quattro modi, tutti validi:
1) didascalia di tipo filatelico, es. Germania 1930. Intero Postale 5 pf. (tariffa interna)
2) fotocopia della parte con l'impronta posta sotto il pezzo, facendo vedere l'impronta stessa
3) uso di due pezzi uguali, sovrapposti in modo da far vedere l'impronta
4) come 1, più immagine dell'impronta rilevata con lo scannner e stampata direttamente sulla pagina.
Giancarlo dice anche che preferisce la soluzione n.4.
In realtà, anche io ho adottato la soluzione n.4 (lo si può vedere, per esempio, nella fig.3 della mia collezione pubblicata in fondo al Notiziario Tematico 164, oppure qui: https://www.cift.it/modules/Gallery/view ... d=8&lid=30 ).
Tuttavia, mi è stato fatto notare, e non posso che dare ragione alla logica dell'osservazione che mi è stata fatta, che inserire la notazione che si tratta di un intero postale ed insieme ad essa anche la scansione a lato è quantomeno ridondante, in quanto si fornisce due volte la stessa informazione. Per cui, o l'una o l'altra.
Personalmente ritengo che non sia un'osservazione errata, anzi, e quindi, dovendo scegliere, scelgo la soluzione della nota in didascalia piuttosto che la scansione, in quanto la scansione ruberebbe più spazio nel foglio espositivo.
D'altronde, si parte dal presupposto che nessun espositore del livello nazionale o internazionale inserisca una semplice cartolina illustrata chiamandola in didascalia ''intero postale''... o no?

In ogni caso, mi interessa sapere come la pensate in merito e che ne pensa Giancarlo (quando può, visto che so che è molto impicciato) di ciò che ho scritto.

:ciao: :ciao: :ciao:

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 Oggetto del messaggio: Re: Il rebus degli Interi postali
MessaggioInviato: 19/06/2008 10:13 
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Ciao Marco,

effettivamente condivido anch'io i tuoi dubbi. Parlo da profano, ma penso che forse il problema va risolto caso per caso. Per rimanere alla tua pagina linkata, si potrebbe dire che anche per il terzo oggetto postale della pagina (la raccomandata) tutti gli elementi che sono in didascalia sono deducibili dal lato visibile della busta. Se metti comunque una didascalia è perché:

a) gli elementi (in particolare la tariffa) non sono immediatamente deducibili da tutti
b) devi mostrare la tua totale comprensione del pezzo

e allora la presenza della didascalia non è legata alla descrizione di un aspetto nascosto ma alla difficoltà di comprensione di un pezzo. Difatti, la cartolina postale rumena (soprattutto per noi italiani) parla da sola, come un francobollo. Se fosse stata cinese, una didascalia l'avresti inserita. Personalmente, poi, da collezionista di interi postali (sempre più ex-collezionista visto dove vanno a finire attualmente i miei investimenti filatelici) sono ben contento di vedere l'intero nella sua "interezza" e quindi vedere anche il recto del pezzo, pur se in fotocopia/scansione.

:ciao: :ciao:

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Roberto

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 Oggetto del messaggio: Re: Il rebus degli Interi postali
MessaggioInviato: 19/06/2008 10:47 
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Ciao Roberto,

la didascalia di un pezzo serve a spiegare meglio il pezzo, su questo non si discute. Nel senso che, se avessi un pezzo cinese (a prescindere dal fatto che sia un intero o meno), spiegherei cosa illustra (il francobollo, l'intero o l'annullo).
Difatti, il discorso che stiamo affrontando in questo topic riguarda non la presenza o meno della didascalia, ma il riportare in didascalia, nel caso di interi postali, che si tratta di interi postali, appunto.
La differenza, infatti, sta nel fatto che nel caso si tratti di un intero e viene presentato dal lato dell'impronta, è inutile scrivere in didascalia che si tratta di un intero postale; l'eventuale didascalia avrebbe ragion d'essere solo per spiegare il pezzo (esempio dell'intero cinese di poco fa).
Questo sempre che non ci sia un'integrazione di tariffa sull'intero: nel qual caso, il collezionista, secondo me, dovrebbe provvedere ad indicare che si tratta di un intero (esempio) per l'interno intregrato in tariffa per (esempio) il diritto di raccomandazione, o perchè (ancora esempio) è destinato all'estero; in questo caso, sebbene l'intero venga presentato dal lato dell'impronta, secondo me avrebbe importanza inserire la notazione filatelica in didascalia. Così, il pezzo viene spiegato in ogni sua caratteristica, ed il collezionista dice implicitamente al Giurato: guarda che questo pezzo qui l'ho capito.

Sul fatto di inserire sempre la scansione/fotocopia del lato non mostrato, c'è solo da fare i conti con lo spazio sui fogli.
Inoltre, va sottolineato il fatto che se si inserisce una scansione/fotocopia per un pezzo, occorre farlo per tutti i pezzi. Cioè, se è questa la linea seguita per la creazione delle pagine, tale scelta va perseguita per tutte le pagine, e non solo per alcune. Sarà magari scontato, ma è meglio sottolinearlo.
Alcune eccezioni sono prevedibili. Ad esempio, se ho scelto di non inserire le scansioni/fotocopie, e se mostro l'intero lato "veduta" perchè la stessa veduta non è presente sull'impronta che sta sull'altro lato, ma se sul lato dell'impronta c'è un particolare discorso filatelico (integrazione di tariffa, particolare destinazione, servizi aggiuntivi, censura militare, etc...), in questo caso inserisco la scansione del lato non presentato perchè spiego nella sua interezza il pezzo, anche con una didascalia di tipo filatelico.

Spero che il topic si sviluppi con ulteriori contributi, perchè ritengo l'argomento molto interessante.

:ciao: :ciao: :ciao:

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 Oggetto del messaggio: Re: Il rebus degli Interi postali
MessaggioInviato: 19/06/2008 12:18 
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Iscritto il: 17/12/2007 23:41
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Marco Occhipinti ha scritto:
Difatti, il discorso che stiamo affrontando in questo topic riguarda non la presenza o meno della didascalia, ma il riportare in didascalia, nel caso di interi postali, che si tratta di interi postali, appunto.
La differenza, infatti, sta nel fatto che nel caso si tratti di un intero e viene presentato dal lato dell'impronta, è inutile scrivere in didascalia che si tratta di un intero postale; l'eventuale didascalia avrebbe ragion d'essere solo per spiegare il pezzo (esempio dell'intero cinese di poco fa).


Infatti io mi riferivo al problema di ridondanza tra pezzo mostrato e didascalia: se io mostro un intero è ridondante scriverlo, ma allo stesso modo , se mostro una raccomandata, è ridondante scriverlo. Anzi, sono sicuro che tra i lettori/visitatori di una collezione troverai molte più persone che sanno cosa è una raccomandata rispetto a quelli che sanno riconoscere un intero (anche tra i collezionisti che si considerano esperti). Eppure nell'altro caso non ci creiamo problemi di ridondanza di informazioni: l'oggetto deve essere descritto e la descrizione deve cominciare con un soggetto; quindi descrivendo la raccomandata la didascalia inizia naturalmente con il nome dell'oggetto postale "Raccomandata ..." (se la dovessi tradurre in un'altra lingua, non esistendo un sostantivo equivalente, sarei però obbligato a scrivere "Registered letter ..." oppure "Lettre recommandée..."); allora descrivendo l'intero postale (che addirittura nell'esempio in discussione presento con il retro) è giusto chiamarlo con il suo nome: Intero Postale (e perché, però, non con il sostantivo che lo identifica meglio: Cartolina Postale, Biglietto Postale, Aerogramma, Busta Postale ecc. :?: E perché solo le iniziali I.P. :?: ).

(domanda provocatoria ;) ) Perché tutta questa pruderie nei confronti degli interi postali?

Forse perché i "grandi" li snobbano e la massa non li conosce? E allora glieli sbattiamo in faccia :!: fronte e retro :D (scusatemi, mi sono fatto trasportare dall'entusiasmo :oops: ;) ).

Parlo più seriamente: mi sembra che il problema della didascalia, della ridondanza, dell'uso delle iniziali sia diventato un gioco di tira e molla tra il collezionista ed il giurato, in un campo che per la maggior parte dei filatelisti rappresenta ancora un campo minato o disseminato di sabbie mobili. Quindi, dal lato del collezionista, un problema di ignoranza! Penso che le regole dovrebbero essere le stesse per qualsiasi oggetto postale, facendo sapere al collezionista che, anche se stiamo trattando una tematica, non dobbiamo prescindere dalle conoscenze filateliche ed in qualche caso storico-postali; che ogni cosa va chiamata col suo nome; che ogni aspetto filatelico, postale, storico-postale deve essere conosciuto e questa conoscenza, se importante e determinante, deve essere mostrata e dimostrata; nel caso mostrando anche l'altro lato (in qualche caso, quando si tratta di storia postale anche l'interno). Che sia una lettera, un intero o qualsiasi altro oggetto.

Tornando all'esempio della pagina di Marco, mi sembra giusto che il primo intero non sia descritto in didascalia (lo vedono tutti che si tratta di una cartolina postale), giustamente si mette una didascalia per un aerogramma (insolito per l'Italia) di un piccolo paese poco conosciuto, se ne specifica il valore (potrebebro esserci aerogrammi con la stessa illustrazione ma di facciale diverso e il lettore vorrebbe sapere quale di questi stai mostrando) e si mostra il recto (che è comunque la parte postalmente più importante del pezzo), infine giustamente si mette una didascalia anche per la raccomandata e giustamente ogni oggetto è chiamato con il suo nome (I.P. per l'intero e Raccomandata per la raccomandata - ma questa storia delle iniziali qualcuno me la deve spiegare ...).

Scusate lo sproloquio.

:ciao: :ciao:

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 Oggetto del messaggio: Re: Il rebus degli Interi postali
MessaggioInviato: 19/06/2008 13:01 
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Scusa Marco, senza riguardarla, ero convinto che nella tua didascalia ci fossero le iniziali I.P. Invece hai scritto Aerogramma.

Ma da dove mi è venuta questa cosa della sigla? Ricordo di averlo visto in qualche esempio.

:oops:

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 Oggetto del messaggio: Re: Il rebus degli Interi postali
MessaggioInviato: 19/06/2008 13:17 
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Caro Roberto,
mi limito alla parte di discorso relativo alle iniziali e non ho capito bene la critica; a quanto ne so io scrivere I.P. soltanto deriva dalla comodità/necessità di scrivere solo le iniziali piuttosto che le due parole complete per guadagnare spazio.
Se, invece, ti riferisci a quei casi in cui si scrive:
" I.P. - Aerogramma... etc." oppure "I.P. - busta valida per l'interno, etc..." allora è ovvio che I.P. è superfluo.
"I.P." è ritenuto importante nei casi di cartoline interamente illustrate da un lato con l'impronta sull'altro.
Credo, ma può darsi che mi sbagli, che le iniziali sono ritenute utili in quanto la sola dizione 'cartolina postale' potrebbe ingenerare equivoci o sospetti.
Ciao.
Luciano


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 Oggetto del messaggio: Re: Il rebus degli Interi postali
MessaggioInviato: 19/06/2008 14:31 
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Ciao Luciano :ciao: :ciao:

non era assolutamente una critica anzi. Condivido con l'articolo pubblicato su NT da Giancarlo Morolli l'ipotesi di presentare un intero al verso accompagnato con una scansione dell'impronta al recto e da una didascalia (e ne faccio tesoro soparttutto pensando che molto presto dovrò cimentarmi anch'io con una collezione).

Piuttosto ho voluto insistere, forse troppo animosamente, sul fatto che non vedo ridondanza se nella didascalia si chiama l'intero con il suo nome come avviene per tutti gli altri pezzi postali inseriti e che forse distinguo e sottigliezze sulla presentazione degli interi sono conseguenza della poca conoscenza generale che c'è fra i collezionisti su questi tipi di oggetti. Frequentando un altro forum mi sono reso conto che moltissime persone non riconoscono un intero quando se lo trovano davanti oppure interpretano come intero postale moltissime cose diverse; allora sembra che, analizzando il modo in cui questo viene presentato, il collezionista sia obbligato a mostrare di conoscere e riconoscere un intero postale quando lo presenta ma deve fare pure attenzione a non cadere in questo "errore di ridondanza".

Marco Occhipinti ha scritto:
Tuttavia, mi è stato fatto notare, e non posso che dare ragione alla logica dell'osservazione che mi è stata fatta, che inserire la notazione che si tratta di un intero postale ed insieme ad essa anche la scansione a lato è quantomeno ridondante, in quanto si fornisce due volte la stessa informazione.

Ma la ridondanza è scontata nel momento in cui si presenta un oggetto con la sua didascalia: l'oggetto è qualcosa, la didascalia dice che l'oggetto è quella cosa e lo fa chiamandola con il suo nome. Nessuno sente la ridondanza se si mostra una raccomandata e la si chiama raccomandata, perché deve diventare un problema se si mostra un intero postale e lo si chiama intero postale (o aerogramma, o biglietto postale ecc.)? Certo se io uso la didascalia solo per dire che quell'oggetto è una raccomandata sto effettivamente sprecando spazio e inchiostro, ma non è questo il caso nell'esempio di Marco, né nell'esempio citato da Giancarlo Morolli nell'articolo
Cita:
Germania 1930. Intero Postale 5 pf. (tariffa interna)
dove è evidente che l'anno, il valore e la tariffa sono informazioni che la scansione non ci dà, o almeno non sono facilmente identificabili. Nessuna si sogna di mettere didascalie sotto i pezzi esposti scrivendo "Francobollo tedesco", "Raccomandata italiana", Intero postale spagnolo", o no?

Per il discorso sulla sigla I.P.(che ho introdotto io per essermi ricordato di averla vista usare - ma non è il caso né dell'articolo di Giancarlo Morolli né dell'esempio postato da Marco): può esserci un problema di spazio per cui devo ridurre la definizione alle iniziali, ma non mi sembra di aver visto altri termini ridotti a sigla se non il solo termine intero postale. Tutto qui. Sono partito in difesa del povero intero postale, troppo spesso confuso con altri oggetti tipo buste intere (nel senso di integre), cartoline, cartoline maximum, ecc.; troppo spesso anche snobbato dai collezionisti, confinato anche in una nicchia parlando di "interofilia" (soprattutto se la si contrapposta a filatelia).

:ciao: :ciao:

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Roberto

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 Oggetto del messaggio: Re: Il rebus degli Interi postali
MessaggioInviato: 19/06/2008 15:17 
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Comprendo in pieno, e condivido, il senso del tuo discorso. Ma, a proposito dei 'poveri e negletti' interi postali devo spezzare una lancia a favore dei 'tematici': è soprattutto grazie ad essi che negli ultimi lustri si è scoperta la 'miniera' costituita dagli interi postali e l'enorme serbatoio di spunti tematici e postali che essi sono. Oggi non esiste collezione tematica che possa fare a meno degli interi postali.
Ciao e buon lavoro per ottobre...
Luciano


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 Oggetto del messaggio: Re: Il rebus degli Interi postali
MessaggioInviato: 19/06/2008 16:03 
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La sigla "I.P." l'ho utilizzata anche io, in tante altre pagine della mia collezione pubblicata qui sul sito del CIFT, e l'ho usata solo per un discorso di comodità, per abbreviare la didascalia.
Giustamente Roberto dice perchè allora non usare le sigle anche per altri oggetti? E difatti, nessuno lo vieta: "Raccomandata" puoi anche abbreviarla "Racc.", però in questo caso sarebbe importante ed utile inserire una breve legenda delle sigle utilizzate in collezione, magari nella prima pagina del piano, oppure (ma in questo modo sarebbe solo appannaggio della Giuria e non dei visitatori che guardano la collezione) nella lettera di presentazione che, ormai obbligatoriamente, deve accompagnare le collezioni.
Se invece nella collezione l'unica sigla utilizzata è solo "I.P." non ritengo ci sia bisogno di alcuna legenda in quanto la locuzione "I.P." o "IP" è (secondo me) nota e ricorrente tra i collezionisti.
Comunque, se anzichè la sigla vuoi utilizzare la dizione "Intero Postale", secondo me, nessuno si scandalizza; certo è che se per scrivere "Intero Postale" porti la didascalia a due righe, quando invece se avessi scritto "IP" saresti rimasto su una riga sola, magari qualcuno te lo fa notare, che hai sprecato dello spazio.

Altra cosa. L'uso della didascalia per oggetti diversi dagli Interi Postali non è sempre obbligatoria, anche nel caso in cui si trattasse di buste viaggiate. Cioè, la notazione filatelica o storico-postale la inserisco solo se ho qualcosa da descrivere, di particolare; se si tratta di una semplice lettera si potrebbe anche evitare, secondo me. La didascalia la inserisco, invece, se devo descrivere cosa illustra il pezzo nel caso in cui non è direttamente e visivamente intuibile.

Infine, a volte la didascalia diventa necessaria anche per descrivere l'oggetto filatelico sebbene sia visivamente inquadrabile. Ad esempio, se hai una Raccomandata dalla Germania all'Italia, con l'etichetta di raccomandazione ben visibile, riterresti inutile inserire nella didascalia che si tratta di una Raccomandata. Giusto. Ma se per esempio l'annullo è poco visibile, e magari vuoi sottolineare il fatto che quella Raccomandata è stata spedita nel 1944 o nel 1945 (anni "particolari" per la storia tedesca), cosa inseriresti in didascalia? "Germania, 1944 - Quartina farfalla Tal de tali" oppure "Raccomandata Germania 1944 - Quartina farfalla Tal de tali"? Dal momento che scegli, per quel pezzo, di inserire una didascalia, l'informazione deve essere completa, altrimenti chi legge potrebbe pensare "ma se ne è accorto che è una raccomandata?".

:ciao: :ciao: :ciao:

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 Oggetto del messaggio: Re: Il rebus degli Interi postali
MessaggioInviato: 19/06/2008 16:43 
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Concordo con Marco.
Personalmente metto delle annotazioni quando voglio sottolineare alcuni aspetti del documento postale (per esempio una data particolare) anche quando lo stesso è mostrato nella sua interezza, e si capisce bene cosa esso sia.
Luciano


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 Oggetto del messaggio: Re: Il rebus degli Interi postali
MessaggioInviato: 20/06/2008 1:47 
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Dico la mia sull'argomento, molto interessante e con risvolti pratici notevolissimi, nel senso che la discussione aiuterà senz'altro i collezionisti a scegliere la soluzione più idonea per la descrizione dei pezzi presentati.
Ho sempre preferito la soluzione n. 1, vale a dire la descrizone del pezzo (anno, tariffa e, se non si vede l'impronta anche il paese, con eventuali aggiunte di natura storico-postale quando è il caso). L'ultima collezione che ho fatto, quella presentata quest'anno ad Essen, reca a fianco degli interi postali mostrati dal lato dell'illustrazione, la scansione dell'impronta di affrancatura, con le eventuali aggiunte di francobolli.
Personalmente la trovo un po' ridondante, salvo il caso in cui ci siano interi postali con la stessa illustrazione ma con impronte diverse (me ne sono capitati due che ho acquistato all'ultimo convegno di Verona, austriaci di inizio 900 del tipo "stamped to order"), mi sono rassegnato a questa pratica generalizzata perchè ero stufo di sentirmi le critiche dei giurati all'altra mia collezione dove i pezzi sono solo descritti, ma devo dire che la soluzione anche dal punto di vista grafico non mi dispiace, e del resto si aggiunge sempre un'informazione di tipo filatelico, cioè si fa vedere l'impronta, e la cosa male non fa. Non dimentichiamoci che l'impronta è pur sempre la ragione d'essere di un intero postale, e quindi il mostrarla apporta un dato filatelico utile a chi guarda la collezione.

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 Oggetto del messaggio: Re: Il rebus degli Interi postali
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Sono d' accordo con il mio "vate" ( Gorretta ) anche se ritengo che l' aggiunta della copia dell' impronta porta via spazio altrimenti utilizzabile per altro materiale inerente l' argomento di quel determinato foglio. Non ho ancora ricevuto il numero 164 e quindi mi attengo agli appunti fin qui letti nel forum. Personalmente riporto : ANNO - STATO - Intero Postale è, come da regolamento, facoltà della giuria richiedere l' eventuale visione del recto... o sbaglio! Ricordo perfettamente un appunto di Ezio alla collezione in cui mi chiedeva se quella determinata cartolina postale ( olandese ) era viaggiata. E' certo che ora mi avete fatto sorgere un grosso dubbio : devo aggiungere una mini fotocopia della parte posteriore o no ? Accidenti sono impegnato nel ricostruire la collezione ( da 60 a 84 fogli utilizzando pubblisher ossia rifare tutto ) e sono già al foglio n.ro 54... tutto da rifare ?


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 Oggetto del messaggio: Re: Il rebus degli Interi postali
MessaggioInviato: 20/06/2008 23:03 
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CALANI ha scritto:
...è, come da regolamento, facoltà della giuria richiedere l' eventuale visione del recto... o sbaglio!

Non sbagli: la Giuria può richiedere l'apertura di un pannello espositivo nel caso in cui voglia controllare un pezzo.
Però, te l'immagini i Giurati a controllare tutti gli Interi Postali presentati non dal lato dell'impronta? Quanti quadri dovrebbero aprire? Impensabile..
Torno a ripetere che, secondo me, ad un certo livello (dalle Nazionali in su), i collezionisti non si sognerebbero neppure di inserire una cartolina paesaggistica spacciandola per Intero Postale.

Ribalto, per un attimo, il problema su cui stiamo dibattendo.
Inserisco in collezione un libretto. Di esso, mostro una delle pagine interne (quelle pubblicitarie). Quindi, di questo oggetto, mostrerò solo una delle parti di cui è costituito. In didascalia scrivo che si tratta di un libretto di Gran Bretagna, etc etc. Secondo la logica del mostrare il pezzo per intero, cosa dovrei fare? Le scansioni delle altre pagine, della copertina, dei francobolli in esso contenuti, e mettere il tutto a fianco del pezzo?
Altro esempio.
Inserisco un francobollo, nel suo corretto passaggio tematico. Questo francobollo è stampato su carta ricongiunta. Oppure ha la filigrana capovolta. Oppure ha la filigrana di (esempio) III tipo, molto molto più rara di quella di I e II tipo, su quel valore. Sono tutti esempi, eh. Ma questo francobollo non lo sto inserendo per la carta ricongiunta o la filigrana, lo sto inserendo per il suo soggetto tematico, ciò che è presente sulla vignetta. Eppure, riportare in didascalia questa informazione filatelica direi che è abbastanza importante, perchè fa assumere un "valore" diverso al pezzo e fa capire ai Giurati che il collezionista ha approfondito lo studio filatelico. Cosa dovrei fare, con questo pezzo? Mettere una scansione a lato? E se ne ho (beato a me) una decina, metto dieci scansioni?
E quante scansioni ci saranno in questa collezione?
Proprio io, che con i computer ci lavoro da anni, dovrei essere l'ultima persona a dire così...
Ho naturalmente esagerato con gli esempi, però, a rigor di logica, se uso un metro, lo devo usare sempre, non posso fare come mi pare e usare due metri in funzione di cosa mi fa comodo. No?

:ciao: :ciao: :ciao:

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 Oggetto del messaggio: Re: Il rebus degli Interi postali
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Marco dice che se si segue un metro lo si deve fare sempre e non solo quando fa comodo: verissimo, ma credo sia giusto puntualizzare che la ragione dell'inserimento della fotocopia degli interi, giusta o sbagliata che sia, non è semplicemente di "far vedere quello che altrimenti non si vedrebbe", perchè altrimenti dovremmo farlo sempre, tanto per fare un esempio, mostrando sempre il retro delle lettere, cosa che invece non ci sognamo di fare, salvo che la visione del retro non aggiunga elementi di tipo storico-postale (es. bolli di transito).
Per quanto riguarda gli interi la ragione è, come dicevo in precedenza, di far vedere l'elemento fondamentale che qualifica l'intero, vale a dire l'impronta di affrancatura; poi, siccome questo non basta, occorre aggiungere le altre informazioni (anno di emissione, tariffa, ecc.).
Non credo si possa imporre questa soluzione in modo generalizzato, gli elementi indispensabili possono anche essere semplicemente scritti, anche se mi sto convincendo che la soluzione scritta + scansione (o fotocopia) sia in quache modo da preferire perchè più "completa".

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Ah, dimenticavo, grazie a Gianantonio Calani per il "vate", non mi sento mica tanto di esserlo, e poi ha una strana assonanza con un oggetto poco nobile.... :))

Scherzi a parte, spero di rivedere presto la bella collezione di Gianantonio impegnata in esposizioni a concorso.

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 Oggetto del messaggio: Re: Il rebus degli Interi postali
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Si, ho capito la distinzione tra "far vedere quello che altrimenti non si vedrebbe" e "far vedere l'elemento fondamentale che qualifica un oggetto", nel caso in esame un Intero Postale.
Ma se prendiamo l'esempio che facevo del Libretto, e se mostro una delle pagine interne del libretto stesso, e null'altro, ho mostrato gli elementi fondamentali che mi qualificano l'oggetto "libretto"? O ne ho mostrato solo una delle tanti parti che lo costituisce, per giunta una delle parti "postalmente" meno valide? I francobolli, elemento postale del libretto stesso, li sto mostrando?

Ad ogni modo, penso che ci potremo sbattere la testa chissà per quanto, ma non essendoci (perchè è giusto che non ci sia, in questo caso) un regola ferrea, un'imposizione nella presentazione del pezzo, accadrà sempre che il proprio modo di presentare il pezzo vedrà d'accordo un Giurato e non un altro. Credo sia inevitabile. Allora, a questo punto, ritengo giusto che ognuno presenti i pezzi come meglio crede, tenendo fermi quei punti ben descritti da Giancarlo nell'articolo su NT.

;) :ciao: :ciao: :ciao:

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MessaggioInviato: 21/06/2008 1:35 
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Iscritto il: 06/01/2008 2:27
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Marco Occhipinti ha scritto:
Si, ho capito la distinzione tra "far vedere quello che altrimenti non si vedrebbe" e "far vedere l'elemento fondamentale che qualifica un oggetto", nel caso in esame un Intero Postale.
Ma se prendiamo l'esempio che facevo del Libretto, e se mostro una delle pagine interne del libretto stesso, e null'altro, ho mostrato gli elementi fondamentali che mi qualificano l'oggetto "libretto"? O ne ho mostrato solo una delle tanti parti che lo costituisce, per giunta una delle parti "postalmente" meno valide? I francobolli, elemento postale del libretto stesso, li sto mostrando?

Ad ogni modo, penso che ci potremo sbattere la testa chissà per quanto, ma non essendoci (perchè è giusto che non ci sia, in questo caso) un regola ferrea, un'imposizione nella presentazione del pezzo, accadrà sempre che il proprio modo di presentare il pezzo vedrà d'accordo un Giurato e non un altro. Credo sia inevitabile. Allora, a questo punto, ritengo giusto che ognuno presenti i pezzi come meglio crede, tenendo fermi quei punti ben descritti da Giancarlo nell'articolo su NT.

;) :ciao: :ciao: :ciao:


Hai ragione per quanto riguarda i libretti, se volessimo potremmo mettere le scansioni dei francobolli all'interno, ma con il rischio di mettercene troppe se ci sono diversi valori, o di mettere la scansione di un francobollo di un altro tema che certamente stonerebbe assai.
Verissimo quando dici che non c'è una regola ferrea, devono valere i principi descritti da Giancarlo per l'informazione filatelica da fornire, scegliendo il modo che si ritiene più efficace.

:ciao:


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 Oggetto del messaggio: Re: Il rebus degli Interi postali
MessaggioInviato: 21/06/2008 7:34 
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Iscritto il: 17/12/2007 23:41
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Forse di un libretto, metterei la copertina, che mi sembra l'elemento caratterizzante, almeno per il filatelista esperto che conosce le emissioni a libretto. E lo farei in dimensioni più piccole per non rubare spazio al discorso tematico. Indicherei poi anche a quale emissione si riferisce, ovvero quali francobolli contiene.

Per gli interi, continuo a preferire l'idea di aggiungere l'immagine dell'impronta. Ma per il momento quello che scrivo, per quanto mi riguarda, è ancora teoria in quanto ancora non sono arrivato, in una collezione tematica, alla fase di composizione delle pagine e al montaggio.

:ciao: :ciao:

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Roberto

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 Oggetto del messaggio: Re: Il rebus degli Interi postali
MessaggioInviato: 21/06/2008 7:45 
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Iscritto il: 18/12/2007 15:23
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Ricordate sempre, nelle vostre decisioni circa il tipo di materiale da utilizzare, che nei casi di maggiore difficoltà (dimensioni dei pezzi, scansioni, spessore per i libretti, etc.) la soluzione viene quasi sempre dalla risposta a questa domanda: "E' veramente necessario inserire questo pezzo, o lo voglio fare perchè è bello/raro/costoso/vecchio ma ne potrei fare tranquillamente a meno?" Nel darci la risposta si valuta il mix degli elementi prima elencati e si trova la soluzione.
Almeno questa è la strada che ho sempre seguito io da quando mi hanno fatto capire (molti anni fa, povero me...) che nella costruzione di una collezione tematica di livello medio-alto la cosa più difficile è togliere il materiale per cui si è costretti a fare delle scelte che siano sempre funzionali al discorso tematico, anche se a volte dolorose...
Luciano


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 Oggetto del messaggio: Re: Il rebus degli Interi postali
MessaggioInviato: 21/06/2008 12:23 
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Iscritto il: 17/12/2007 21:22
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Per chi non ha ancora ricevuto il Notiziario Tematico n.164, o per chi non lo riceve, segnalo che l'articolo di Giancarlo, a cui si fa riferimento in questo topic, è stato pubblicato qui:

https://www.cift.it/modules.php?name=Con ... age&pid=88

:ciao: :ciao: :ciao:

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 Oggetto del messaggio: Re: Il rebus degli Interi postali
MessaggioInviato: 15/01/2009 14:28 
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Iscritto il: 18/12/2007 14:55
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Riporto a galla questo post per essere sicura su cosa sia meglio scrivere sotto ad un intero postale, se sbaglio a scrivere una parola, nel mio caso, puo' significare dover rifare un'intera pagina a mano...
Mi e' stato suggerito di scriverci "cartolina postale" eliminando la semplice scritta "I.P" perche' i non addetti ai lavori potrebbero non comprendere il significato della sigla e perche' potrebbe essere piu' comprensibile ai collezionisti esteri ma, rileggendo l'intero post, sono ritornati a galla i dubbi che avevo mentre montavo per la prima volta la collezione:" Non e' che poi a qualcuno viene il dubbio che non sia un intero?"
Vado con cartolina postale?
:ciao:


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 Oggetto del messaggio: Re: Il rebus degli Interi postali
MessaggioInviato: 16/01/2009 0:12 
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Un Giurato sa bene che "cartolina postale" è un intero, per cui il dubbio non può venirgli solo per questo motivo. Potrebbe non conoscere l'intero in questione, e allora può richiedere l'apertura della vetrina e verificare. Semplice.

Per quanto riguarda le sigle, mi sono fatto un'idea in proposito.
Scrivere "I.P." quando si espone in Italia, secondo me, è lecito perchè è comunque il modo di chiamare sinteticamente gli interi postali sensu latu.
Se partecipo ad un'Internazionale, invece, in inglese (per esempio) "intero postale" si dice "postal stationery card", per cui la sigla non sarebbe I.P.: scrivendo I.P. non lo capirebbe nessuno. Ma anche se scrivessi P.S.C. non è detto che venga compresa dai giurati di lingua tedesca o francofona, per esempio.
Di conseguenza, a livello internazionale, suggerirei la dicitura per esteso, anche se si lasciano i fogli nella propria lingua madre (ricordo che a livello internazionale non è obbligatorio tradurre la propria collezione in una delle 4 lingue FIP; è obbligatorio solo per la prima pagina contenente il piano). A livello nazionale, invece, secondo me può andar bene anche la sigla.

Naturalmente, solo il mio pensiero...

:ciao: :ciao: :ciao:

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