Vorrei dire anche la mia sugli 'stati ambigui' (lasciamo perdere la parola canaglia...).
Innanzitutto sono d'accordo al 100% con Ezio e con le sue osservazioni. Anche io ho trovato diverse buste affrancate con francobolli ritenuti 'etichette' e poi realmente viaggiate e ve ne mostro una con due francobolli basket di Liberia.
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Però è il caso di fare delle precisazioni sul grado di 'ambiguità' degli stati in questione.
1. Tra il 1964 ed il 1972 la 'palma' andò a tutti gli sceiccati arabi che emisero una quantità impressionante di francobolli soprattutto sui Giochi Olimpici del Messico e di Monaco. Ras al Khaima, Ajman, Umm al Quiwain, Fujeira, Manama, Mahara, etc. si buttarono anche su altri temi molto diffusi come arte, calcio, sport in generale. Negli anni ’70, al mio esordio come espositore, fui terribilmente mazzolato perché avevo esposto un solo francobollo di questi stati, uno solo: era un minifoglietto che mostrava la squadra USA di basket dove si vedevano 12 giocatori e a me serviva per spiegare che le squadre di basket sono di 10 giocatori che a livelli internazionale diventano 12. Era un passaggio significativo, anche se non importantissimo, ma era l’unico pezzo che poteva documentarlo: niente da fare!! Alcuni di questi paesi della penisola araba (non sono certo di quali) non erano riconosciuti dall’UPU per cui si fece di ‘tutt’erba un fascio’.
Ma dal 1975 - 1980 in poi tutti i paesi arabi sono ‘rinsaviti’ nella loro politica filatelica, per cui oggi un francobollo di quei paesi ha piena validità postale e può essere tranquillamente esposto in una collezione.
2. In quegli stessi anni si aggiunsero anche alcuni stati ‘reali’ ed ufficialmente riconosciuti come Uruguay e Paraguay. I due paesi sudamericani emisero una pletora di francobolli e foglietti, normali, non dentellati, in lamina d’oro etc. sempre sullo sport e sull’arte. Allora si arrivò al bando di queste emissioni (i cataloghi internazionali citavano l’emissione ma non mostravano le vignette) solo per quegli anni. Queste emissioni, benché recanti l’intestazione di paesi riconosciuti dell’UPU, se esposte producono penalizzazioni all’espositore soprattutto perché denotano scarsa conoscenza degli elementi postali.
3. Nell’ultimo decennio l’ambiguità deriva da un’altra situazione. Per motivi commerciali molti piccoli paesi africani e dei Caraibi, soprattutto ex colonie inglesi e tutti riconosciuti dall’UPU, hanno dato mandato ad operatori commerciali americani di ideare, stampare, propagandare e vendere una quantità incredibile di francobolli accattivanti nel soggetto ma che non hanno(quasi) mai visto il suolo del paese che rappresentano. Sono fatti esclusivamente per spillare quattrini (sempre per il basket ci sono state oltre 100 emissioni di foglietti raffiguranti i giocatori della NBA). L’UPU è intervenuta diffidando questi stati e questi operatori commerciali dal continuare su questa strada; in effetti qualcosa è cambiato perché gli organizzatori di questa ‘operazione’ hanno da una parte rallentato le emissioni e, dall’altra, fatto in modo che una ‘modica quantità’ di tali emissioni fosse effettivamente posizionata nel paese d’origine ed usata postalmente. Ciò per dimostrare che non si tratta di mere etichette. Comunque il danno è fatto e le emissioni di Nevis, St. Kitts. Tuvalu, Gambia, Somaliland, Grenada, Grenadine, Micronesia, Palau, St. Vincent, Sierra leone, Union Island, Antigua e Antigua & Barbuda, Grenada Carriacou, Commonwealth & Dominica, Ghana e chi più ne ha più ne metta, soprattutto dal 2000 in poi, sono generalmente bandite dalle collezioni ‘serie’! Comunque, una di queste emissioni su buste realmente viaggiate, meglio se ‘commerciali’ e non filateliche, potrebbe essere accettate in una collezione proprio a dimostrare che, a volte, servono anche per affrancare, ma una sola, non di più.
4. Ai fini espositivi, però, mi permetto di fare la solita domanda chiave che ristabilisce le cose: è veramente necessario inserire una di queste emissioni in una collezione tematica? Nel 99% dei casi la risposta è “no” sia dal punto di vista tematico che postale. Ergo…
Ciao a tutti.
Luciano