La notizia è riportata oggi su
Repubblica, ma noi acquirenti lo sapevamo già che alcuni venditori eBay non spediscono in Italia.
Quello che mi ha colpito è il numero di inserzioni riportanti la clausola "Do not ship to Italy": oltre 37.000.
Non si tratta di 37.000 venditori, ok, ma di 37.000 inserzioni, per cui il numero di venditori che non spedisce in Italia è sicuramente inferiore, però il numero fa lo stesso impressione.
Va detto, inoltre, che, probabilmente, il settore del collezionismo è quello meno colpito da queste clausole di vendite, in quanto è sicuramente più semplice far arrivare due francobolli da Singapore piuttosto che due DVD.
Tuttavia, è il sistema postale nel suo complesso che viene messo in discussione.
Allora, mi chiedo: se gli obiettivi principali di un'azienda sono quelli di far quadrare il bilancio e possibilmente di fare cassa, dare una sistematina ai flussi di smistamento (CMP intasati) e curare maggiormente la fase di consegna della corrispondenza (stagionali spesso inefficenti) non consentirebbe di raggiungere più facilmente quegli obiettivi visto che una piccola fetta di guadagni viene meno? Ragionando "cinicamente" in questo senso, non varrebbe la pena sistemare tutto l'
amba aradam?
