Qualcuno di voi avrà certamente letto almeno un libro del Commissario Montalbano, di Andrea Camilleri, o quantomeno avrà visto uno degli episodi "passati" più volte sulla Rai.
E potete immaginare, quindi, che situazioni come queste, nella vita di Montalbano, potrebbero capitare in qualsiasi momento.
A distanza di settimane, Montalbano ancora ricordava
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come se l'erano scialata lui e Livia. Ogni tanto gli capitava di ricordare quei giorni di San Valentino,
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e rimaneva come ammammaloccuto,
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con lo sguardo perso nel vuoto,
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e farfalle
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e lucciole
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che gli firriavano attorno alla testa.
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Una scena tipica da Santuario di Santa Rosalia.
E ogni volta che gli capitava di navigare
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nei meandri del suo cervello,
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era matematico
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che veniva interrotto o da Augello o da Catarella. E poi, sembrava che si erano dati la voce,
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che la quistione l'avevano appattata:
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una volta toccava a Mimì, quella dopo a Catarella.
L'ultima volta era stato Augello a farlo ritornare sulla terra,
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ora toccava a Catarella, e poteva succedere in un vidiri e svidiri.
Puntuale come un ralogio svizzero,
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Catarella trasì nella stanza del Commissario
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interrompendo la Santa Messa
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iniziata con sè stesso, la trasuta del subalterno significò anche il distaccamento di un pezzo d'intonaco sopra la porta.
Montalbano rinsavì piano piano, il suo sguardo da che era perso nel vuoto della stanza si indirizzò all'intonaco per terra, e poi risalendo dalle scarpe,
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pantaloni,
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giacca,
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colletto della camicia, arrivò finalmente a focalizzare la faccia di Catarella. Solo allora rinsavì del tutto, accompagnando il risveglio dal suo torpore ad uno sturbo generale dato dal passaggio dalla faccia immaginaria di Livia a quella reale di Catarella.
''Catarè, io ti prometto solennemente che a fine anno, dalla tua busta paga,
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farò in modo che ti vengano addibitati i costi
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di ristrutturazione di questa stanza, ci siamo intesi??''
''Dottori, la mano mi è scivolata'',
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disse Catarella sinceramente pentito.
''Ogni volta è sempre la stessa storia!!!''. Il Commissario stavolta era veramente giarno dalla rabbia.
''Ma Commissario, il fatto fu...''. Non fece in tempo a terminare la frase che dovette fare una piroetta
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su sè stesso per schivare un fermacarte di basalto dell'Etna
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che nel frattempo aveva preso il volo dalla scrivania del Commissario in direzione della faccia di Catarella. Come fu e come non fu, la mossa che fece Catarella gli fece ricordare una piroetta che vide tempo fa con Livia a teatro,
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quando andarono a guardare una rappresentazione con Carla Fracci. L'immaginare la faccia di Catarella sopra un corpo di donna con tanto di tutù rosa merlettato provocò nel Commissario un'esplosione di risate
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che alleggerirono il clima terroristico che si era creato in quella stanza.
''Va bene, Catarella, dimmi che vuoi'', disse con tono più morbido non appena si riprese dalle risate.
''Nenti Commissario, volevo spiarle: se per caso chiamasse il Dottori Latte con la esse in funnu, ci lo devo passari oppure no?''.
Quei dieci secondi di silenzio furono interminabili, ma Catarella comprese immediatamente quale doveva essere la sua mossa successiva: stracatafottersi immediatamente fuori dall'ufficio
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dato che un portapenne, stavolta di marmo di Carrara,
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stava per prendere il volo verso di lui.
Non era giornata.Allegato:
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Questo il testo che avevo scritto per gioco tempo fa.
Riusciamo a individuare alcune "parole chiave" ed a descrivere, quindi, il passaggio tematicamente?
Se vi sembra una cavolata, ditemelo pure, non mi offendo mica
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