Il mondo evolve ma non tutto avviene in modo sincrono: mentre la FIP accetta in pieno i fiscali e viene creata l'apposita classe, nello stesso ambito il regolamento di un'altra classe li accetta come
extrema ratio per casi "impossibili"! Il regolamento per la tematica deve essere molto attento (ma così deve esserlo quello di qualsiasi altra classe) per evitare che nelle collezioni ci finiscano tessere telefoniche e biglietti del tram, ma probabilmente esagera sulla centralità del fatto postale come elemento principe per definire l'accettabilità di un pezzo. Forse questa centralità andrebbe rivista alla luce del fatto che ora anche carte valore non postali, quali appunto i fiscali, sono entrate, anzi sono ritornate, a pieno nella filatelia. E devo dire che ho visto con gran piacere dei fiscali nella "un quadro" sulla radio di Giancarlo Morolli: se li usa lui, sono ottimista sulla loro presenza futura nelle tematiche.
Il mio è ovviamente un discorso partigiano ma lasciatemi dire che quando un fiscale è impiegabile in una tematica lo è proprio per la sua funzione originaria, mentre un francobollo lo è per un fatto sostanzialmente esterno alla sua funzione. Cerco di spiegarmi meglio (sperando di riuscirci): l'impiego di un francobollo è quasi sempre legato al fatto che la sua vignetta contiene elementi grafici idonei ad illustrare il tema che si sta trattando, che ovviamente hanno poco o nulla a che vedere con la funzione postale dello stesso. Per un fiscale invece è proprio lo scopo originario per cui è stato emesso a renderlo impiegabile per illustrare un passaggio tematico. Tornando alla "un quadro" sulla radio: il fatto che l'ascolto della radio fosse assoggettato al pagamento di una licenza è perfettamente illustrato da marche emesse per la riscossione di tali licenze. E spesso il compito funzionale della marca è accompagnato da una vignetta coerente, che
aggiunge una componente grafica a quella funzionale, rendendo ancora più esplicita l'illustrazione del passaggio tematico. Nel dire questo ho in mente, ad esempio, le marche neozelandesi per la tassazione del miele, illustrate da un'ape, o le molte marche americane per le tasse sulla frutta, illustrate con immagini della frutta coinvolta.
Insomma, penso che un uso giudizioso dei fiscali, ma più ampio di quello che il presente regolamento consente, possa essere estremamente calzante: per fare un altro esempio (brucio qui un po' del promesso articolo), pensate che nella bella collezione sull'emigrazione che ho avuto modo di vedere a Roma e rivedere a Montecatini, questo passaporto per emigranti (un passaporto rosso, come venivano chiamati dal colore della copertina) con la marca per il Fondo per l' Emigrazione ci starebbe male?

Michele Caso