In relazione al topic, mi scrive l'amico Andrea (e con il suo permesso pubblico):
Cita:
......... Risposta correttissima la tua, caro Marco, nel topic che mi segnali.
Diverse tirature con oscillazioni del colore: più evidente nei calcografici dove possono esserci variazioni di colore anche nella stessa tiratura a causa di una minore o maggiore inchiostrazione che ha riempito di meno o di più i solchi incisi sulla lastra e di conseguenza ha trasferito meno o più inchiostro sulla carta. Qui non è il nostro caso, ma pensa alle stampe "secche" di francobolli calcografici più antichi.
Poi c'è la possibilità di lavaggi troppo "robusti" per il distacco dei francobolli ed anche di abrasioni involontarie.
Pochi ci pensano, ma se tieni sovrapposti due francobolli nuovi in un ambiente magari un po' umido, magari ci dimentichi sopra anche un volume dell'Enciclopedia Treccani, è possibile che quando li separi la colla del francobollo superiore si porti via parte della stampa di quello sottostante ed a volte è difficile, ad occhio nudo, scorgere le tracce dell'abrasione.
C'è anche un altro fattore però: la lastra.
Le lastre moderne, pur più durevoli di quelle d'un tempo, su questa serie hanno subito milioni di passaggi.
Soprattutto sui francobolli di maggiore uso (41, 45 centesimi).
L'usura si manifesta con un appiattimento delle linee incise (per la calcografia) o dei "puntini" (per il rotocalco).
Quando la lastra deve essere rifatta, viene reincisa (uso questo termine per semplicità facendolo valere tanto per la lastra calcografica, quanto per quella rotocalcografica), ed anche in questo caso ci possono essere delle piccole diversità di "profondità" dell'incisione.
Ecco quindi che si possono trovare tratteggi (nel calcografico) o "puntini" del retino (per il rotocalcografico) più fini oppure più larghi e addirittura impastati.
Classico il 10 e 20 centesimi di questa serie (stampati in rotocalco): nel 10 centesimi, quando venne rifatta la lastra per la versione "S.p.A.", non riuscì bene la preparazione ed il viso muliebre risultò tutto impastato con la perdita di dettagli. Un anno e mezzo dopo venne rifatto il cilindro ovviando all'inconveniente (ma cambiò il retino sul fregio vegetale di sinistra).
Il 10 centesimi ebbe molti rifacimenti della lastra: ti ricordi quello con l'errore nelle scritte marginali "il foglio vale € 5 anziché € 10? Ebbene, non fu l'unico rifacimento perché successivamente ebbe una nuova lastra con le diciture corrette. E poiché il forumista Gianfranco (Jan80) ricorda le differenze di colore, a volte eclatanti, nella serie "Castelli d'Italia", ricordo che il 10 centesimi con l'errore nelle scritte marginali ha un colore diverso da quello delle precedenti tirature: è un bruno freddo che ha perso la componente rossastra ("bruno rossiccio" nella definizione ministeriale).
Il 20 centesimi ebbe una sorte analoga, ma probabilmente il ridotto impiego di quel francobollo non portò ad un successivo rifacimento "migliorativo" della lastra.
Ma un po' per tutti i francobolli ordinari i rifacimenti furono numerosi (sul 45 centesimi si sprecano).
Quello delle lastre è un argomento che io non ho mai voluto approfondire, perché esulava dal mio interesse.
Il 45 centesimi di destra (nel topic) fa parte di una delle numerose tirature dove spesso si manifestavano delle macchie sul viso di Venere: quello mostrato ha la cosiddetta "barbetta", ma poi abbiamo anche Venere con i brufoli, quando le macchiette (anzi, le falle d'inchiostrazione) interessavano le guance.
Sinceramente non ho mai capito da cosa fossero causate, anche perché non erano delle costanti di tutti i francobolli o di una determinata posizione del foglio. Un po' come avvenne (in maniera più limitata) per il 50 centesimi con Antea orba d'un occhio (occhio "vuoto" per mancanza di inchiostrazione).
Per il 1000 lire del topic ti faccio notare che (da quello che riesco a vedere nell'immagine) anche il francobollo di destra presenta una, seppur minore, infiltrazione dell'azzuro nel nero: soprattutto nel simbolo dell'Euro. E, ad essere pignoli, c'è anche un lieve infiltrazione di bruno rossastro sul collo. Come hai ben detto tu si tratta di curiosità piuttosto comuni, legate alla tecnica di stampa usata.
La "T" di "ITALIA" incompleta in alto potrebbe essere una mancanza di inchiostrazione (forse dovuta anche ad una non perfetta complanarietà della carta sul cilindro): infatti anche alcune altre lettere sembrano minimamente evanescenti sulla parte superiore. Naturalmente per esserne sicuri al 100% bisognerebbe controllare che non ci siano state abrasioni.
A proposito di abrasioni.
Mi ricordo che ricevetti una raccomandata dove sembrava mancare la stampa "ITA" di "ITALIA" su un 450 lire della serie "La donna nell'arte": controllai. Era un'abrasione della carta, forse dovuta alla lavorazione della busta.
Quello che è buffo è che almeno un anno dopo ripresi in mano quella busta per buttarla (insomma, bisogna fare ordine ogni tanto) e mi accorsi di una particolarità che non avevo visto in un primo tempo: tre francobolli della serie Alti Valori da € 1,55 che componevano l'affrancatura avevano la stampa del giallo (con lo stemma della Repubblica) spostata notevolmente in basso in modo tale che lo stemma si vedeva per circa metà (come "affogato", il resto era nascosto dalla parte tratteggiata inferiore sui cui campeggiava il valore)........
Grazie, Andrea, per le precisazioni.
