Cari Giulio (che non ho ancora il piacere di conoscere di persona) e Paolo, mi rivolgo a voi perché avete finora animato questo ‘alto’ dibattito su alcuni aspetti della Filatelia Tematica che, ne sono certo, sta però appassionando anche gli altri navigatori silenti. Ho usato il termine ‘alto’ volutamente: infatti non è molto frequente che si apra una discussione sui principi e le modalità del ‘nostro’ modo di collezionare, cioè sulla ‘filosofia’ che è alla base della Tematica. Devo subito dire che mi trovo d’accordo con le osservazioni e le precisazioni fatte da Paolo, e non potrebbe essere altrimenti visto che sono il rappresentate per così dire ‘ufficiale’ di una buona parte dei tematici italiani; insieme a lui, ed a tanti altri amici, ho vissuto la crescita della Filatelia Tematica e, forse, ho anche contribuito un poco alla sua affermazione ed al suo consolidamento su principi abbastanza chiari, ed oramai compresi, accettati e condivisi da tutti. Devo anche dire che mi ritrovo, come collezionista, in alcune delle affermazioni di Giulio che denotano qualche perplessità e preoccupazione su alcuni aspetti della filatelia tematica ‘competetiva’; ciò è naturale perché, come egli stesso ha sottolineato, si sta avvicinando alla Tematica da Filatelista storico postale. Ebbene, voglio dire la mia in libertà e chissà che non riesca a tranquillizzarlo… Sono considerato nell’ambiente un po’ ‘provocatore’ (in senso buono, almeno spero) perchè ho sempre cercato di dire e fare qualcosa di nuovo e di originale cercando però di non travalicare i sacri canoni; non sempre ci sono riuscito (ricordo la collezione sull’Universiade “A quattro mani” con i fogli di tre colori diversi scritti in parte a mano ed in parte a macchina o le minicollezioni con un sol elemento postale di “Tema 24” della Peloro che destarono qualche critica) ma vi garantisco, però, che mi sono sempre divertito moltissimo a costruirle. Sono stato spesso provocatore anche con i giurati più noti che sono in circolazione ancora oggi affermando che, come paradosso estremo, potrei ottenere 81 punti con una collezione in cui prendo il massimo a tutte le voci di giudizio e solo 1 alla voce rarità del materiale, perché sono fermamente convinto che valga di più un ‘azzeccato’ passaggio tematico realizzato con un francobollino da poco conto piuttosto che gli zeri che occorrono per comprare un certo pezzo. Così come ho contestato, ed a volte l’ho spuntata, la rigidità eccessiva nell’interpretazione di alcuni principi, per esempio le modalità di redazione della pagina del ‘piano’. Insomma voglio dire che io e tutti i collezionisti tematici da esposizione siamo piuttosto inclini al confronto, alla discussione, alla continua verifica tra di noi e con i giurati e cerchiamo sempre di mettere in evidenza il piacere di una lunga ed elaborata ricerca per trovare un certo pezzo piuttosto che la facilità nel compilare un assegno bancario per comprare un Gronchi Rosa. Non mi stancherò mai di raccontare che nella mia pluridecennale attività di collezionista di materiale basket ho cercato per moltissimi anni un annullino francese del 1974 (che nessun giurato aveva mia visto né conosciuto) mentre avevo abbondanza di lettere con la serie completa di Lituania del 1939, dentellate e non dentellate, ordinarie e raccomandate, e che queste erano le prime cose che i giurati andavano a vedere! Finalmente una paio di anni fa ho trovato non uno ma due annulli francesi e la loro acquisizione (a pochi euro l’uno) da ragione sia a Paolo che a Giulio perché uno l’ho ottenuto dopo tante ricerche tra collezionisti e case d’asta e l’altro su Delcampe…
Come dicevo sto parlando a ruota libera ma corro il rischio di intasare questo ‘forum’ per cui ora passo a dire la mia su alcune considerazioni molto precise, anche se alcune risposte mi pare di averle già date.
Quando Giulio dice che nei tematici “…emerge un'ottima dose di narcisismo, necessario per avere fiducia in quello che si fa e che… serva la capacità di non superare mai la "sottile linea rossa" attigua al confine del non...strafare” rispondo che è vero ma più che di narcisismo si dovrebbe parlare solo della forte convinzione, da parte del tematico, di voler dimostrare sempre che lui ne sa più di tutti su un certo argomento, il ‘suo’, che lo ha studiato e sviscerato in modo completo e che è pronto a discuterne con qualsiasi giurato. Circa il non superare la ‘sottile linea rossa’ ho già detto cosa mi sia capitato con alcune mie collezioni ‘divertenti’…
Sulle ‘…interpretazioni del regolamento di filatelia tematica, il "non detto" e le "interpretazioni" regolamentari di alcuni giudici che rischiano di allontanare tanti appassionati. …la querelle, sul se..."si scrive intero postale oppure i.p." …” Ebbene, Giulio hai in qualche modo ragione. Non sull’aspetto regolamento perché, come già sottolineato da Paolo, oramai si è raggiunta una certa omogeneità di giudizio e di valutazione da parte dei giurati e gli stessi collezionisti hanno finalmente familiarizzato molto di più con i regolamenti e sono diventati molto più consapevoli dei propri limiti e dei propri meriti. Hai ragione, invece, sulla storia delle ‘annotazioni filateliche’, almeno secondo me. Io penso che un’annotazione postale e/o filatelica sia necessaria SOLO quando il pezzo non è di per sé esplicativo. Perché devo scrivere “Intero postale”, abbreviato o per esteso, quando si vede subito che l’oggetto presentato è un intero postale; e si vede subito se è una cartolina o una busta. Insomma l’annotazione serve per descrivere qualcosa che non si vede o per spiegare una particolare tariffa o una particolare via di inoltro di quella particolare corrispondenza. Ma questo, ripeto, è solo il mio modo di vedere la faccenda. Circa i pericoli che alcune decisioni delle giurie possano allontanare tanti appassionati…vorrei paragonare il loro numero a quello degli appassionati che hanno abbandonato la filatelia dopo i ‘foglietti dei 18 anni’…!!!! Sulla storia del ‘valore’ del materiale credo che Paolo (ed anche io prima) abbia chiarito la differenza tra rarità e valore monetario, ma alla tua domanda specifica “… Ma ora ti chiedo, chi e come puo' fare stabilire se quel pezzo è raro? Fatte salve, ovviamente: le tirature realmente limitate, o gli alti valori, o le prove di stampa etc...” penso di rispondere riportando le parole di un famoso commerciante di materiale tematico statunitense che, a questa domanda, soleva rispondere: “Quante volte hai visto questo pezzo in aste o collezioni negli ultimi 5 anni? La risposta che ti darai è quella giusta”! Ritornando all’esempio fatto prima da me circa l’annullino francese e le buste di Lituania posso rispondere, ancora oggi, che “…in 30 anni di ricerca di materiale basket l’annullo francese l’ho visto 3 volte (e solo negli ultimi 3 anni) mentre le buste di Lituania le ho sempre viste e ne avrò catalogato almeno un paio di centinaia”. Allora dovrei concludere che l’annullo francese dovrebbe valere molto, molto di più di una delle buste citate, ma non è così: esso è quotato un paio di euro mentre le buste lituane sono sempre quotate da 50 euro (le più comuni) a 1500 euro le più rare (serie non dentellata, raccomandata per l’estero effettivamente viaggiata). Ma al tempo stesso è molto molto più difficile trovare l’annullo francese che una busta di Lituania. E molti dei giurati queste cose non le sanno ma, d’altra parte, mica possono sapere tutto; ed anche per questi motivi che la voce rarità vale il 20% del tutto!
A proposito della teoria di Giulio “…devo comporre un racconto tematico. E se un francobollo da 0,50€ si appropria di più nel contesto che sto trattando...io metto il francobollo di scarso valore, rispetto a quello costoso. Ma qui ti chiedo; sono tutti capaci di operare questa scelta? Ed i giurati, sapranno apprezzare questa scelta rigorosa e seria? Inoltre, non sono assolutamente propenso, ad evidenziare un pezzo costoso...con conoscenze filateliche, che mi sembrano un...arteficio! Dato che siamo...in tematica”mi tocca fare alcune precisazioni.
E’ evidente che la scelta di un pezzo per documentare un certo passaggio tematico dipenda esclusivamente dalle sue caratteristiche di riuscire a commentare al meglio ciò che si vuole dire. Perciò, se un francobollino è più attinente al contesto rispetto ad un pezzo ‘pesante’ anche io metto il francobollino. Ma se, una volta individuato il pezzo migliore dal punto di vista tematico, si ha la possibilità di scegliere tra il francobollo nuovo singolo, lo stesso francobollo su busta non viaggiata con annullo di favore, ancora lo stesso su busta viaggiata con annullo commemorativo, ancora lo stesso in uso multiplo su busta raccomandata viaggiata con annullo speciale… tu quale metteresti? In questo caso la scelta incide, oltre che sull’aspetto tematico, anche sulla voce ‘rarità’ del materiale… Circa le annotazioni filateliche, ne ho parlato prima, ma non mi pare che sia un buon atteggiamento affermare che solo perchè siamo tematici le annotazioni sarebbero superflue… Ho sempre sostenuto che il collezionisti di Storia Postale dovrebbero diventare un po’ più tematici nel costruire le loro collezioni da esposizione, così come i tematici dovrebbero diventare un po’ più cultori di Storia Postale. Del resto i visitatori delle mostre non sono obbligati a conoscere tutto dei pezzi esposti, e quindi anche per loro, e non solo per i giurati, è importante “spiegare” i pezzi la cui “lettura filatelica” non è immediata. In fondo siamo tutti ‘filatelisti’ e la Filatelia è unica: sono diversi solo i modi di farla…
Penso che sia doveroso, per decenza verso i lettori, che io mi fermi qui; forse ho detto anche troppo ma a volte mi lascio trascinare dall’entusiasmo anche io. Sarei comunque felice di continuare questo confronto tra di noi e con il contributo di altri amici; chissà che non si spossa organizzare, trovando luogo ed occasione, anche una specie di ‘tavola rotonda’ sull’argomento in modo che le parole possano correre più liberamente degli scritti…
Spero solo che tu riesca ad appassionarti sempre più alla tematica e riesca a trovare in essa nuovi stimoli e nuovi spunti per la nostra comune passione.
Al piacere di conoscerti di persona appena possibile. Luciano
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